Piacere Chiara, anzi no…Noriko.

Da qualche anno a questa parte gli annunci di lavoro sono sempre più deliranti. Trascorrere ore a leggerli penso sia l’attività più deprimente in assoluto e soprattutto sono convinta che l’eccessiva esposizione a frasi quali: “si prega di non inviare il proprio cv se non giapponesi madrelingua”, “peculiarità richieste obbligatorie: bellissima presenza”, “cercasi persona flessibile, disponibilità sab/dom…compenso da definirsi in base alle reali capacità”, “cercasi impiegata priva di impegni familiari” porti il soggetto ad accusare i primi sintomi di crisi esistenziale acuta e crollo dell’autostima.

Fatemi il nome di una sola donna che mai nella vita davanti ad un annuncio si sia domandata: “Sarò di bella presenza?”. Andiamo in crisi per la prova costume, figurarsi per questioni estetiche ben più rilevanti che potrebbero portarci ad ottenere un lavoro!

La più grande confusione però, regna sul tema: lingue da sapere obbligatoriamente.

Nonostante conosca fior fiore di giornalisti/magistrati italiani che non sono in grado nemmeno di infilare due congiuntivi in italiano, per ottenere un lavoro a Milano pare sia necessaria una conoscenza ottimale dell’inglese.

Poi mi raccontano che un giorno una donna di grande classe, intelligenza e savoir faire di cui non conosco per nulla il nome (piantatela di insistere vi dico che proprio non la conosco), si sia recata a fare un colloquio in un negozio sito nel quadrilatero della moda e la selezionatrice (molto gentile e cortese, questo va detto) abbia più o meno così sentenziato: “Lei sa l’inglese sì? Ah bene…no perché i nostri due addetti vendita interni sa…uno l’inglese proprio non lo sa e l’altro lo parla a spizzichi e bocconi. Per caso ha mai avuto a che fare con clientela russa? Ah sì? bene…e non sa il russo? Uh ma non importa, qui nessuno lo sa! In negozio lo impariamo così, parlando con i clienti. Lezioni private? Ma no…guardi non è nemmeno il caso, lo impara sul campo.”

Imparare sul campo. Che bella espressione, è andata di moda fino agli anni 80 poi qualcuno se l’è rubata e non si sa che fine abbia fatto. C’era una volta, infatti, la figura dell’apprendista; in genere giovane, curioso e desideroso di imparare. Questo giovanotto frequentava il luogo di lavoro più adatto alle sue inclinazioni per fare quella cosa che veniva chiamata “gavetta” e miracolosamente dopo qualche anno aveva imparato un mestiere: il ciabattino, il falegname, il redattore, l’editore, il pubblicitario, il veterinario, il conciapelli, il parrucchiere.

Oggi “imparare sul campo” non esiste più come dicevo, oggi esistono i corsi.

Ci sono corsi per fare qualsiasi cosa: corsi per vendere, per rispondere al telefono, per affittare cassette VHS, per piegare tovagliolini di carta sui tavoli di un bar, per svuotare i cestini e mi dicono recentemente anche corsi per l’uso dello scopino del wc con un’introduzione che include una dissertazione su tutti i diversi modelli di toilette e sul loro sviluppo nei secoli: dalla turca, al vespasiano di periodo romano, dalla “sedia comoda” settecentesca, al wc destinato ai diversamente abili.

La mia impressione è che le aziende/agenzie interinali cerchino personale, ma siano sempre più confuse sulla persona da scegliere.

Chiunque tu sia alla fine non vai mai bene: se sei donna, perché sei donna, se hai 20 anni perché non hai esperienza, se hai 30 anni perché potresti restare incinta, se hai 40 anni perché sei troppo vecchia, se hai 50 anni…(davvero osi inviare ancora curriculum, vecchia gallina?).

Se hai la laurea sei troppo qualificata, se non hai la laurea non sei qualificata (brutta ignorante zotica), se hai i capelli neri perché non sei bionda, se sei bella, perché distrai i colleghi e non va bene.

Ma non vai bene nemmeno se sei normale, perché devi essere di bellissima presenza, non sei adatta nemmeno se sai l’inglese, perché non sai il giapponese, se sai pure il giapponese epperò non sei madrelingua (chi oggigiorno non ha almeno un parente di Tokio?). Se poi raccogli qualche migliaio di dollari, vai in Brasile e cambi sesso, capelli, nazionalità non verrai mai scelta perché: “Qui mi scusi cercavamo una donna e noi…gli stranieri non li prendiamo…ehm…”.

Siamo un paese da barzellette. Ma quelle che non fanno ridere.

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