Beata ignoranza

Funziona come sempre l’accoppiata Giallini/Gassman anche in questo film, dove attraverso un antico conflitto amoroso anche il mondo analogico e mondo digitale si scontrano attraverso due modi diversi di affrontare la vita.
Delineati alla perfezione i personaggi di contorno: il bidello (interpretato dal bravissimo caratterista Alessandro Di Carlo) con le sue battute sempre al momento giusto, i due filmakers (la donna virago e il suo silenzioso corteggiatore), il coinquilino di Gassman apparentemente strafatto, ma in realtà genio incompreso della matematica (Bruno strizza l’occhio forse a Smetto quando voglio?).

Quello che non funziona molto, invece, sono alcuni particolari della sceneggiatura. In primo luogo mi chiedo: come può un professore incompetente insegnare attraverso l’uso delle app in una scuola? Forse c’è una velata critica al mondo scolastico che non ho colto?
Inoltre, il personaggio della Bilello, palesemente immatura sentimentalmente e incapace di vivere una relazione adulta, non appare credibile nel ruolo di una donna in grado di affascinare una persona colta e profonda come il professore impersonato da Giallini. Sarebbe stato preferibile evitare anche la riesumazione della moglie deceduta, che parla attraverso la foto sulla tomba…scena vista, rivista e stravista fino alla nausea.
Ancora gli assurdi dialoghi sulla tomba del morto nel 2017, anche no.

Per concludere e per restare in tema col film, il giudizio su questa ultima fatica di Massimiliano Bruno si può riassumere con questa espressione molto in voga in rete: “bene, ma non benissimo”.

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